mercoledì 7 dicembre 2011

Amy Winehouse «Lioness: Hidden Treasures» [2011]



Amy Winehouse will probably be remembered as the best singer of the 21st century. Yet she was a frail woman, and died untimely, consumed by fame, drugs (mmmmh drugs), and the music industry.

Yeah the music industry. Those filthy bastards would like to exploit Amy even now that she rests in peace, making millions with this posthumous album. I say fuck them, and fuck money.

Unless she's actually having fun with the music heroes who pretend to be dead only to chill out and enjoy the good life, as explained by the best Italian band EVER.

I wish it was true. In the meantime, I listen to Amy's unique, unforgettable voice and - - - > cry.

giovedì 1 dicembre 2011

Aa. Vv. "11/22/63 Un-Official Soundtrack" [2011]



This soundtrack has been compiled following songs that appear in Stephen King’s novel “11/22/63”. All songs in this playlist are part of the plot and are mainly located in the Usa of 50 years ago, except for the first (by Jello Biafra and Mojo Nixon), which speaks of the nostalgia for the golden age (that never existed) of the fifties and works as an introduction to some of the themes of the book. Happy reading and happy listening.

Questa colonna sonora è stata compilata seguendo le canzoni che Stephen King cita nel suo romanzo “22/11/’63”. Tutte le canzoni di questa playlist sono parte della trama e sono ambientate negli Stati uniti di 50 anni fa, ad eccezione della prima (di Jello Biafra e Mojo Nixon), che parla della nostalgia per l'età aurea (che non è mai esistita) degli anni cinquanta e che funziona benissimo da introduzione ad alcuni dei temi del libro. Buona lettura e buon ascolto.

Jump in the rabbit hole ---> HERE

giovedì 17 novembre 2011

Jakprogresso «Demon Rum» [2009]



Jakprogresso non ci sta con la testa. Ma non vuol dire che non sappia scrivere, produrre e cantare rap. Anzi. "Nonostante le molteplici 'vacanze forzate' in isolamento nei repart psichiatrici e nei centri di riabilitazione" (è tutto scritto nella sua bio online) ha prodotto un numero impressionante di album, conquistando nicchie di fan che spaziano dai pigmei cannibali ai trapezisti vegani con il pollice verde. Jakprogresso è un artista dalle mille facce che con le sue creazioni (film, illustrazioni dipinti) ci conduce all'interno di quel boiler rivestito d'amianto che è il suo cervello e contamina ogni mente esposta alle sue radiazioni.

Noi vi abbiamo avvertito, ma se proprio volete ascoltarlo - - - > QUI trovate Demon Rum. (via wefuckinglovemusic)

venerdì 14 ottobre 2011

Beck «Guerolito» [2005]

Beck is that kind of artist that can be as mainstream as Lady Ga Ga, and yet keep an indie attitude like Jack Black when he performs in Tenacious D. No wonder the guys are buddies.

Beck is also the first person I've ever heard of being born a scientologist. His mum and dad have been early followers of the Hubbard, and hence baby Beck was brought up according to the rules of Dianetics.

This has probably nothing to do with the great and varied music he's been delivering since the early 1990s, and certainly nothing to do with Guerolito, a second version of his comeback album Guero. The lullabies, ballads and anti-folk-once-removed songs of his 6th album are completely remixed and revamped by people such as Air, Boards of Cananda, and Diplo.

It's totally fucked up, you'll love it.

lunedì 10 ottobre 2011

Ry Cooder «Pull up some dust and sit down» [2011] VS Mariachi El Bronx «II» [2011]

Nella migliore tradizione dei soundclash di Ciotoni, eccovi servito un duello a colpi di chitarre latineggianti, tradizioni rivisitate e fottuto rock'n'roll. Sono due dischi usciti negli ultimi mesi di questo 2011.
Giusto il tempo di mandare giù un cicchetto di torcibudella e cominciano i combattimenti. Volteggia in aria la monetina, un quarto di dollaro per decidere chi salirà prima sul palco.
E' croce. Avanti il primo.



Ad aprire il contest ecco Ry Cooder, vecchia volpe della slide guitar. Molti di voi lo ricorderanno per la colonna sonora d«Paris, Texas», cui hanno fatto seguito le collaborazioni coi Rolling Stones e - più di recente - una trilogia sulla storia sotterranea della California. Potete giurarci amici, quel vecchio satanasso del buon vecchio Ry, mi prenda un colpo, è cieco di un occhio ma che ha la vista lunga. E sforna questo album, un concept dedicato alla crisi che attacca i banchieri («Almeno Jesse James non prendeva le case alla gente»), lesuona agli speculatori e rivendica il potere per i Nostri (il brano dal titolo «John Lee Hooker for president» è tutto un programma).

Ascolta e giudica «Pull up some dust and sit down» ---> QUI 



Ma passiamo agli avversari. Servirebbero tutte le botti del reggimento di stanza a Santa Fe per dissetare questi maldidos... Peste! I nostri sfidanti sono giovani, sfrontati e ridanciani. Ecco che arrivano agitando i loro guitarones e strisciando gli stivaloni sulla dannata polvere di questa terra bruciata dal sole.
Sono i Mariachi El Bronx. Fino a qualche anno fa suonavano hardcore in quel di Los Angeles, poi si sono convertiti sulla via di Tijuana e hanno preso a suonare musica mariachi, con rispetto e voglia di sperimentare. Questo è il loro secondo album (del primo disco abbiamo già parlato qui). Hanno fatto progressi e si sono ormai impadroniti del genere. 

                                 Descargas «Mariachi El Bronx II», Cabròn! ---> AQUI


domenica 2 ottobre 2011

Mingus, Hawes, Richmond, «Three» [1957]


Una incisione del tutto peculiare di Mingus, a fianco del suo fidato batterista Dannie Richmond, incontra un vecchio sodale dei tempi del be-bop: il pianista  Hampton Hawes. A differenza di altre incisioni in trio, qui Mingus non egemonizza le procedure del trio, si esibisce in  numerosi soli, ma rispetta la costruzione melodica e il grande senso dello swing di Hawes. Tra tutte le tracce svetta una straordinaria versione di Laura, tempo medio, molto swingante, ma assolutamente touching, l'accompagnamento di Hawes al solo di Mingus la dice lunga sull'energia e la quadratura metrica del pianista. Da manuale il tema e il solo di Mingus in I can't get started e la sua intro in Summertime, pezzo preso a tempo sostenuto, che con il pedale di intro rende il tutto molto peculiare. Mi dispiace solo per le casse del vostro computer, per l'mp3 che taglierà le frequenze del piatto di Richmond, come fare a gustare la nuvola di swing del batterista? Un'altra triste conseguenza dell'avvento dell'informatica. 

Si scarica - - - > QUI

lunedì 26 settembre 2011

23 - di Hans-Christian Schmid , 1998




Germania, anni '80. Sulle tv fanno le loro prime comparse gli hackers del Chaos Computer Club che mettono a nudo l'insicurezza dei sistemi telematici. In un paese diviso in due, in un'epoca in cui il l'olocausto nucleare è dietro l'angolo, fanno la loro comparsa l'hacker Karl Koch e il suo amico Pengo. Ragazzo dall'infanzia difficile, ossessionato dalla trilogia degli Illuminati, Karl trova nei computer la porta verso le informazioni che cercava. "23" è un'attenta ricostruzione di quegli anni e della vita di Karl Koch che balzerà agli onori della cronaca per i suoi coinvolgimenti con il KGB, efficace nel farci immergere nella sua mente piena di paranoie e droghe.
Il film si avvale della collaborazione di alcuni membri del Chaos Computer Club, quindi niente intrusioni in sistemi dai mirabolanti colori tridimensionali, ma solo schermate color fosforo sui computer dell'epoca... molto toccante l'interpretazione del PDP11 sotto la piogga.

Il film in lingua crucca con sottotitoli italici lo trovi ----> QUI

Inoltre chi volesse approfondire le vicende di Karl Koch può leggere il libro "23" edito dalla Shake e la trilogia degli Illuminati sempre della stessa casa editrice.

mercoledì 21 settembre 2011

V/A «Oytsres - Treasures. Klezmer Music» [1908-1996]


"In this period of rediscovery, revitalization and reinterpretation of music of the Jewish people of pre-Holocaust Europe, occasional infusions from the source help keep the music centered. In this latest klezmer anthology, producers Joel Rubin and Rita Ottens have included six rare examples of pre-World War I recordings from Europe. These include a couple of pieces from the Euro-Yiddish theater that have some melodic relationship (but not in presentation) to klezmer. Additionally there are two fascinating pieces by the State Ensemble for Jewish Folk Music of the Ukraine recorded in 1937 and 1939, along with one example of an obscure offshoot of the klezmer tradition, that of the Chassidic community in Israel. It will be very instructive to all fans of klezmer to compare the playing styles of these with that of musicians who recorded in America between the world wars. The greats of the first generation emigres to the United States are also here: Naftule Brandwine (fabulous, as usual), Dave Tarras (an example of his influential trio), Abe Schwartz, etc. This is another must-have for fans and students of old style klezmer music." - Stacy Phillips [ thanx to GhostCapital]


Grab it HERE

martedì 20 settembre 2011

Capone Bros. «Insane Love» [2011]



I Capone Bros. sono tra gli artefici della rock'n'roll renassaince romana degli ultimi anni.
Forti di un solido radicamento nell'underground capitolino (il chitarrista suonava nei Cyclone, storica formazione della scena psychobilly locale) e di un'ottima esperienza live nei locali della penisola, i fratelli Capone (il nome deriva dai fratelli di "Totò, Peppino e la Malafemmena" e non dal mafioso Al) hanno imbarcato un pianista e cantante istrionico, che conferisce alla ricercatezza sonora e al rispetto dei canoni del rockabilly la giusta forza scenografica.
Dal vivo suonano coi piedi (nel senso che usano gli arti inferiori), spaccano sgabelli sulla tastiera e riproducono il repertorio musical-nichilista di Jerry Lee Lewis. Sul disco si fanno apprezzare e restituiscono la carica del rock'n'roll: ascoltate brani come "Pe-Te' Pe-Te'" o "Welcome to my jungle".
Cercate una data dalle vostre parti, non ve ne pentirete.

Let's Rock, Again ---> QUI

Comeback Kid «Wake The Dead» [2005]


La band si forma nel 2000, come side project di alcune band hardcore di Winnipeg, Canada (Andrew Neufeld e Jeremy Hiebert, i quali erano entrambi membri dei Figure Four, si unirono ai loro amici Scott Wade e Kyle Profeta). La loro popolarità crebbe grazie al passaparola nell'ambiente Hardcore, l’idea era di mantenere la potenza e l’aggressività dell’hardcore e mischiarlo alle influenze dello skate punk tipico degli anni ’90.

Anche se la produzione dei Comeback Kid è assolutamente di tutto rispetto, 5 lavori al loro attivo, è nei loro live che sprigionano tutta la rabbia e la furia distruttiva.Wake The Dead” (Victory Records/2005) è un album che oggi è un must per qualsiasi appassionato di hardcore: veloce e aggressivo ma con singalong e melodie che non possono che sfiorare la perfezione.

spracchiativi i ricchie - - - > QUI

sabato 17 settembre 2011

Slim Cessna's Auto Club «American Country Music Changed Her Life» [1998]


Non se ne trova più in giro di roba buona come questa. Ai vecchi tempi, giù a Denver - Colorado - il vecchio Slim e i suoi trovarono la formula magica del country moderno. Un delicato equilibrio tra le suggestioni bibliche del profondo sud, il sarcasmo dei punks di città e il classico mito americano del ribelle/perdente. Alcuni noti componenti della band hanno proseguito in una direzione ben precisa: Dave Eugene Edwards (Sixteen Horsepower, Woven Hand) a raccontare storie di peccato e redenzione e il tenebroso Jay Munly (Lee Lewis Harlots, Devotchka) a costruire il sound del nuovo gotico americano. Nessuno di loro ha mai raggiunto la lieve armonia della "band che suona nel bar alla fine del mondo".

Yyyyyyy-haaa! - - - > QUI

mercoledì 20 luglio 2011

Little Joy «S/T» [2008] VS Kisses «The Heart of the Nightlife» [2010]

La sfida di oggi è un doppio classico. East Coast contro West Coast, acustica contro elettronica.

Il ring sul quale si confrontano i due contendenti è impalpabile, quasi platonico: l'estate. Per essere più (im)precisi, quel certo je-ne-sai-quoi che accompagna l'idea stessa dell'estate. Ricordi che affondano dolcemente, aspettative che emergono pian piano per poi rimescolarsi in quel tutto indistinto che è il mare. E' il confine tra il riposo e l'accidia, tra la felicità e la melanconia. Po esse piuma e po esse fero. Ma veniamo agli sfidanti.


All'angolo destro "Little Joy", band composta dal cantante/chitarrista brasiliano Rodrigo Amarante (Los Hermanos) e dai i newyorchesi Binki Shapiro e Fabrizio Moretti (batterista degli Strokes). L'album si colloca idealmente a largo degli Stati Uniti, a sud-est, in una isola sperduta dei caraibi.
Dall'oceano, il vento ci porta l'eco salmastro delle filastrocche dei Velvet Underground. Difficile immaginarli con i Television in spiaggia... chissà. Dopo tutto, forse anche i tossici vanno in vacanza. Ma le luci della città sono solo fantasmi lontani che si agitano oltre l'orizzonte. Il suono è qui e ora, un impercettibile labirinto fatto di giri di basso mentali e parti vocali rarefatte. Solo le chitarre ci tengono ancorati alla terraferma, ancora per poco.

Si scarica - - - > QUI


All'angolo sinistro, l'album "The Heart of the Nightlife". Misconosciuto duo losangelino, i Kisses provengono da un universo parallelo in cui i tardi eighties dei New Order scorrono in una metropoli della California. Il loro primo disco è una collezione di indolenti melodie pop e suggestioni vintage.
Suggestione anni '80 #1: siamo in un attico su un palazzo di vetro, imbucati in una festa di fighetti a Hermosa Beach, nella città degli Angeli. Restiamo in disparte a bere, almeno finchè il dj passa un pezzo decente. Suggestione anni '80 #2: seduti sul sedile posteriore di una Buick, stiamo tornando a casa dopo una notte in discoteca. L'effetto dell'MDMA è quasi svanito... guardiamo fuori dal finestrino, oltre le luci, verso l'oceano.

Si scarica - - - > QU

domenica 17 luglio 2011

Heartbreakers «L.A.M.F.» [1977]


Johnny Thunders e` una delle figure piu` importanti del rinascimento rock and roll degli anni '70 che portera` al punk-rock.
Thunders aggiorno` a una nuova era la figura del loner/loser disperato che e` tipica della cultura Americana, e che avrebbe funto da fondamenta morale per il decennio successivo.
Rivalutando il rock duro e sporco degli anni '60 e lanciando il rock per omosessuali, Thunders contribuiti` in modo determinante all'emancipazione del rock decadente dagli stereotipi dell'istrionismo fine a se stesso.
Dopo aver formato i New York Dolls (complesso di travestiti per eccellenza), a New York nel 1971 (quando gli Actress di Thunders incontrarono il cantante David Johansen) nel 1975, con Jerry Nolan alla batteria e la complicità di Richard Hell (già nei Neon Boys, i futuri Television), fondò gli Heartbreakers, incarnando alla perfezione il ruolo della band perdente, come provano sia la povertà di consensi raccolti (per ottenere un contratto discografico furono obbligati ad emigrare in Inghilterra) e sia la singolare circostanza che entrambi i fondatori abbiano pagato con la prematura scomparsa la loro vita spericolata. Senza contare le frequenti ed effimere ricostruzioni, l'attività degli "spezzacuori" è durata solo tre anni, abbastanza, comunque, per confezionare un album di rock'n'roll aspro, secco e diretto cui il tempo regalerà la qualificadi classico.

LIKE A MOTHER FUCKER

domenica 10 luglio 2011

Black Flag «Nervous Breakdown» [1978]


Alla fine del 1976, Glen "Spot" Lockett, un musicista di Hermosa Beach, futuro produttore e tecnico del suono dei Black Flag, fu assunto come tecnico in un piccolo studio di registrazione locale, il Media Art. Spot lavorava anche part-time al Garden of Eden, un ristorante vegetariano dove divenne amico di Greg Ginn, cliente fisso del posto, con il quale intratteneva infuocate discussioni sulla musica. Greg era così infoiato dal primo album dei Ramones che iniziò a suonare la chitarra in un proprio gruppo punk, i Panic.
I Panic erano composti da Greg, dal fratello Raymond "Pettibon" al basso, dal batterista Brian Migdol e dal focoso cantante Keith Morris, commesso in un negozio di dischi e figlio del re delle esche e dei galleggianti del molo di Hermosa.
Più o meno in quel periodo Greg comprò un ampli da Gary McDaniel, uno scoppiato della South Bay che suonava in una garage band, iWurm, e nel 1977 sostituì Pettibon, assumendo lo pseudonimo di Chuck Dukowski in onore del poeta Charles Bukowski. Qualche mese più tardi il disertore colombiano Robo, un immigrato illegaleche era arrivato nel '75 ed era rimasto anche quando il suo visto da studente era spirato, sostituì Migdol alla batteria (attivi fin dal '77, nell'estate '81 i Black Flag erano già arrivati al quarto cantante, e per l'estate '86, quando si sciolsero, avevano bruciato almeno 15 membri).
Nel gennaio del 1978 i Panic registrarono al Media Art il singolo Nervous Breakdown per l'etichetta Bomp! di Greg Shaw. Però, visto che la Bomp! sembrava più interessata al pawer pop di gruppi come Beat, Pop e 20/20, i Panic chiesero i nastri e li ottennero, poi vennero a sapere che in Gran Bretagna c'era già un gruppo punk che si chiamava Panic, quindi Pettibon propose di ribattezzarsi con il simbolo dell'anarchia, la bandiera nera. Greg e Chuk erano daccordo, anche perchè lo spray omonimo contro gli scarafaggi faceva subito venire in mente il nichilismo. Raymond, un ragazzo prodigio laureatosi a 19 anni alla UCLA, disegnò il famoso logo dei Black Flag con le sbarre....

INTO YOUR FLESH

sabato 2 luglio 2011

SS Decontrol «The Kids Will Have Their Say» [1982]


Alan Barile, giocatore di hockey e gran bevitore di birra della operaia Lynn, Pennsylvania, mutò pelle nell'81 dopo aver visto i Minor Threat all'Irving Plaza di New York e inventò quello che poi è diventato l'hardcore di Boston. Quasi tutti quelli coinvolti nel giro si sono conformati alla sua posizione estrema, Barile, testa rasata, militanza straight-edge e fisicità dalla serie non-faremo-prigionieri, esemplificava alla perfezione gli steriotipi dell'hardcore. Era il Pavarotti dello scontro fisico.
Gli SS Decontrol (Society Sistem Decontrol) fondati da Barile nel 1981, per circa un'anno furono incredibili. Sostenuti da una potente sezione ritmica, il bassista Jaime Sciarappa e il batterista Chris Foley, diventarono lengendari per i brutali riff di chitarra di Al e per i virulenti testi straight-edge che uscivano dalla gola esplosiva di uno dei grandi cantanti dell'hardcore, Phil "Springa" Springs, un rissoso che sapeva fare slamdance e stagediving come pochi.
L'album di debutto degli SSD, The Kids Will Have Their Say dell'82 (prima uscita dell'etichetta di Al, la X-Clame!) è considerato un classico.
Buon ascolto!!!

venerdì 17 giugno 2011

Parov Stelar «Shine» [2007]

Austrian DJ and producer Parov Stelar revived the spirit of Mittel Europa in the first decade of the third millennium. His sound is a mix of Fausto Papetti's catchiest groove, downtempo beats à la Thievery Corporation, and a certain je ne sais quoi recalling Nicola Conte's stylish nu jazz.

It once happened to me to be lost in Amsterdam, as one of the best chunes of this album is titled. The circumstances were so embarrassing I can't find the courage to share them here.

I'll make sure to write a detailed memory of that night in my autobiography, which shall be published when I'm dead and can bring no further shame to any of my beloved ones.

In the meantime let your fantasies - - - > go wild.

lunedì 13 giugno 2011

Burst City - di Sogo Ishii, 1982


 Un film che non ha radici nel cinema. L'ispirazione proviene da altrove: dai ritmi, dai suoni e dall'attitudine della scena punk. E' cinema liberato, che trascende le regole della forma.

L'azione si svolge in un Giappone post-apocalittico, un groviglio di aridi slum e autostrade devastate. Nella citta' esplosa chiunque è un punk, uno yakuza o uno sbirro corrotto. La mafia ha le idee chiare: per contenere la proliferazione delle le bande giovanili e ristabilire l'ordine nello slum bisogna costruire una bella centrale nucleare... e finalmente quei teppisti andranno a lavorare!

Rivolte di strada e guerre fra bande si susseguono incessanti. Potente, frenetico, bestiale, Burst City è una trasmissione proveniente dalla feccia del futuro.

Il film sta - - - - > QUI

sottotitoli italiani - - - > QUI

domenica 12 giugno 2011

Hüsker Dü «Land Speed Record » [1981]


Il trio, composto dal chitarrista Bob Mould, dal bassista Greg Norton e dal batterista Grant Hart, si formo` in Minnesota nel 1978.
Mould, arrivo` nel 1978 a St Paul (l'altra meta` di Minneapolis) per frequentare uno dei suoi college e ben presto divenne il controverso disc-jockey della radio locale e mise su un complessino per il suo compito in un corso di sociologia!. Quel complesso sarebbe diventato il piu` importante dei secondi anni '80 e avrebbe cambiato per sempre il corso della musica rock, imponendo nell'hardcore il lato privato, personale su quello pubblico, sociale.
Le prime esibizioni e i primi singoli (Statues del gennaio 1981 e In A Free Land) presentarono un hardcore canonico, ma il live Land Speed Record chiari` i veri intenti,  il sound era si` violentissimo, arroventato e assordante, come da manuale punk, ma dirottato da un'ideologia tardo-hippie verso un misticismo schizoide e nobilitato da liriche profondamente personali.
Il gruppo divenne rapidamente una sensazione a Minneapolis, appunto perche' suonava e cantava qualcosa di completamente diverso dalle solite raffiche di adrenalina. Anche se gli Husker Du compiono un prodigioso balzo di qualita` con il doppio Zen Arcade optiamo per il formato ancora ortodosso dell'hardcore di Land Speed Record  (17 brani in 26 minuti).
buon acsolto

giovedì 2 giugno 2011

Warne Marsh Quartet «Live in Berlin» [1980]


By
PETER MADSEN

One of my first great musical experiences in New York happened shortly after I had arrived here in 1980. I was rehearsing once a week with a band co-led by trumpeter Manny Duran and singer Carla White up in Breton Hall on 86th street and Broadway. During one of the rehearsals a shy thin gray haired man with a goatee walked in the room with a tenor saxophone and began to play with us. We were playing something like Tad Dameron's Hot House and this old guy begins to improvise like I had never heard before. With a sound that reminded me of Lester Young his lines came out snakelike weaving around smoothly, crossing over barlines with ease and playing amazingly complex rhythms throughout. This is what jazz is about I thought - improvising music in a completely unique style with a sense of exploration and risk taking. He was a musical tightrope walker keeping me in suspense as to what he would do next. Fantastic! After the piece was finished I was introduced to the one and only Warne Marsh.

Shortly after this rehearsal I received a phone call from Warne inviting me over to his studio for a session. I was thrilled with the idea of getting a chance to play with this musical genius and I was curious as to what music he would want to play. At first Warne just called standards like God Bless the Child and Just You Just Me, but then he wanted to play some Charlie Parker compositions and other bop masterpieces. I felt as if he were testing me and finally near the end of the session Warne pulled out some very difficult and twisted music written by Lennie Tristano and Lee Konitz, pieces like Subconscious Lee and Lennies Pennies. I had never played such complicated bebop music before. I noticed that these pieces sounded very similar to Warnes style of improvising with their unusual rhythms and across the bar-line phrases. I took the music home and began working on it as Warne wanted to play again the following week and I also decided I had better go out and buy some recordings of this amazing music to find out what it should sound like and who these musicians were. I knew of Lee Konitz from the Birth of the Cool recordings with Miles Davis and I had heard about the great blind pianist Lennie Tristano but I really never knew anything about Warne....


here here and here

martedì 31 maggio 2011

Albert Ayler «Rarities» [1964-1970]


Here's most of the material that's left unreleased officially after the massive "Holy Ghost" set that came out seven years ago (gee, it's been that long!?) - this consists mainly of two more sets from the November 1966 tour in Europe, as well as the outtake that was on the original pressings of ESP'-Disk 1002 and a stray cut still left in the can from the July 1970 St. Paul de Vence recordings. The final track was omitted from "Holy Ghost" under the assumption that Ayler wasn't present (Frank Smith would be the soloist all the way) - it's included for completeness' sake.

You can get it now, clicking - - - > Here (Part I), - - - > Here (Part II), and - - - > Here (Part III) (via ubu roi)

sabato 21 maggio 2011

Sade «Diamond Life» [1984]


According to bonghits4christ the music of Sade is ideal for dads in the company of their lady. The initiator of that unfortunate thread was instead suggesting the band is actually best enjoyed when stoned. But that applies to any kind of music, let me add.

Helen Folasade Adu aka Sade was, and probably still is, a premium pothead who used weed to fuel her creativity. Even though she claimed she had quit the habit in 1995 when pregnant of her daughter, 2 years later she was arrested in Jamaica. She had refused to bribe the local police, who caught her speeding in her car, which was packed with a few weed buds. She was officially charged, but no jail though, phew.

Back to Diamond Life, the band's debut album. Unbelievably it wasn't an immediate success. But today it sounds as fresh as a new release, and with a 2-hit combo like that straight at the beginning, you can be sure its now established fame will never fade away. And that sax, oh that sax!

Light up the blunt, summon your lady and - - - > enjoy.

sabato 14 maggio 2011

Idiocracy - di Mike Judge, 2006

"Cosa accadrà se le meteoriti non si abbatteranno sulla terra?
Se i cristiani non saranno colti dall’Estasi?
Se il 2012 arriverà e se ne andrà senza nessun cambiamento?"
Margaret KillJoy

In questo delizioso pastiche escatologico, Mike Judge (noto ai più per essere l'autore del cartoon "Beavis & Butthead") preme sul pedale dell'acceleratore portandoci immaginare il mondo di oggi fra 500 anni. Nessuna singolarità catastrofica, nessun virus, nessun olocausto nucleare, solo il lento incedere della de-evoluzione dell'intelligenza umana.

Pubblicità e populismo anti-intellettualista hanno trasformato il genere umano in una distopica massa informe di (spassosissimi) imbecilli. Immaginate un Reich millenario governato dalla cricca delle tre B: Bush/Berlusconi/Bossi. ...Paura eh?

Orwell era un ottimista. L'apocalisse è già - - - - > QUI.

venerdì 6 maggio 2011

Regina Spektor «Soviet Kitsch» [2005]




1921. War Communism. Deep in winter.


In a small soviet city an announcement is made: at dawn the party will donate some oranges to all the population, from a storehouse just outside the train station. At 06:00 a small crowd is already queuing. Two hours later a party official lifts the shutter and cries: "Comrades, I'm sorry to announce that the oranges are less than expected, and hence they wan't be distributed to the ethnic and linguistic minorities, who have their own channels of sustainment."

A group of old orthodox Jews leaves, sadly chanting their resignation prayers: "Ov vey, oy oy". Only soviet citizens remain in the queue, in the increasing cold. Two hours later the official comes out again to say: "Comrades the oranges are even less than what we previously told, we can donate only to party members."

The simple citizens leave in silence, cursing the official's mother in their minds. Only the party members remain in the queue. Hard, tough people well used to suffering in patience. They endure 2 more hours of queuing in the cold with revolutionary fervour. Then the official comes out again in evident embarrassment, to explain only senior party members will receive any oranges.

After 2 more incredibly long and cold hours the official comes out for the last time to say to the small group of remaining senior party members: "Comrades, we can count in your allegiance to the party, only to admit there are no oranges at all. Please go back to your houses." With proletarian discipline and obedience, the elder party members leave the place in silence. Just one of them whispers to the ears of his next-in-line comrade: "Vasilij, have you seen? the Jews, always lucky!".


After being told the nth joke mocking his people, Regina Spektor's father decided his family would quit the paradise of socialism, where his girl was born and had first learnt to play the piano, to reach the land of freedom in the US of A. Call it lack of humour, but if he hadn't done so back in 1989, today we would probably not have such a gifted, experimental, and provocative pop artist, as Regina undoubtedly is. Or maybe she would simply sing in Russian.


This is not a  - - - > joke.

lunedì 2 maggio 2011

The Sinister Six «Outta Sight!» [1993]



Dopo l'ennesima sconfitta, il Doctor Octopus evade dalla prigione e chiama a raccolta tutti i supercriminali che hanno giurato vendetta all'Uomo Ragno. La proposta è quella di unire le forze e liberarsi una volta per tutte dell'odiato Arrampicamuri. All'appello rispondono Avvoltoio, Uomo Sabbia, Mysterio, Electro e Kraven. La ghenga di villains sarà conosciuta nell'universo Marvel come "I Sinistri Sei".

Personalmente credo che la scelta di un nome così cool dovrebbe essere sufficiente a convincere chiunque della grandezza di questa band, ma so che alcuni di voi pretendono dati più precisi. Ebbene, i Sinister Six vengono da Seattle, e suonano il garage-punk più selvaggio, sudicio e veloce di tutto il Northwest. Chi li ha visti dal vivo negli anni '90 li ricorda come una forza della natura.

Si scarica - - - > QUI

domenica 1 maggio 2011

Them Crooked Vultures «Them Crooked Vultures» [2009]


When 3 big shots of music get together it's hard not to quote them individually. Yet we'll try. Taken as a whole Them Crooked Vultures are a power trio making a sort of indefinite hard rock with virtuoso executions, exquisite choice of sounds, and a rhythm session that NEVER misses a beat.

Such a great amalgam comes from the long experience and refined taste of each of the band's member.

JPJ is a limey and comes from almost 50 years of great rock 'n roll. Dave Grohl is a sort of yankee Midas of music, and his compatriot Josh Homme has nonetheless defined a genre.

Wait a minute, something went wrong here, epic fail from ciotoni. Just enjoy the - - -> great music of Them Crooked Vultures.

giovedì 28 aprile 2011

X-Ray Spex «Germ Free Adolescents» [1978]

Non date retta alle etichette da supermercato: Patty Smith era una fricchettona che approfittò della rivoluzione punk. La vera voce femminile del movimento che annunciò la fine del futuro è stata Poly Styrene, cantante degli X-Ray Spex scomparsa lo scorso 25 aprile a soli 53 anni.
La band durò soli pochi anni (nel 1979 erà già tutto finito), ma ebbe tempo di confezionare la via femminile al punkrock nell'album manifesto «Germ Free Adolescents». Canzoni politicizzate, sghembe, melodiche e dissonanti, con la voce negra di Poly Styrene che dipinge un mondo distopico coaudivata da un sassofono sarcastico (una novità per il genere) e da una solida band.
Il mondo degli X-Ray Spex è il mondo asettico e di plastica, in cui le donne (e gli uomini) sono da carne da cannone per la guerra del mercato. Ma basta inforcare un bel paio di occhiali a raggi x per svelare l'inganno. Qui trovate l'edizione deluxe di quel disco. Con tanto di inediti e chicche nascoste nel baule.
Che la terra ti sia lìeve, regina di plastica.

Scarica il primo volume ---> QUI
Scarica il secondo volume ---> QUI

sabato 23 aprile 2011

Suicide «American Supreme» [2002]


Per comprendere il lavoro dei Suicide è necessario pensare al duo Vega/Rev come a una entità sciamanica, un medium tra noi tutti e lo spirito della città di New York.

Il rituale Suicide prende vita in una sporca traversa della metropoli. Arriva alla trance con la sintesi del principio attivo della forma-canzone pop: il chorus, proposto ossessivamente fino alla catatonia. Suicide diventa la voce olografica dello sprawl post-industriale, un poltergeist televisivo, la luce intermittente dei neon impazziti. Il medium Suicide consente la comunicazione con il regno dei morti e con gli antenati (Elvis Presley, i Velvet Undergound). Allo stesso tempo, la creatura Suicide incarna forze più selvagge e ancestrali; arriva per spaccare tutto, come King Kong fra i grattacieli.

 
Vega e Rev in una invettiva contro l'uomo bianco :)

L'album in questione, registrato subito dopo l'11 Settembre 2001, si aggira nella desolazione di Ground Zero giocando con le macerie. Il risultato è una creatura bastarda, che mescola ritmiche hip-hop ("Televised Executions", "Wrong Decisions"), sonorità elettro-vintage ("Child, It's A New World"), frenesie techno ("Swearin' To The Flag", "Death Machine"), funky al Ritalin ("I Don't Know") e sinistri scherzi industrial ("Disney, Dachau, Disco").

Si scarica - - - > QUI

(via http://bravojuju.blogspot.com)

giovedì 21 aprile 2011

Erik Satie «Trois Gymnopedies» [1890]


Monsieur Satie era così avant-garde che è morto di cirrosi epatica mezzo secolo prima dell'invenzione delle rock star. La sua musica è in qualche modo come un ottimo bianco. Non ti accorgi di bere e poi sei ubriaco.

Qui un piccolo - - - > assaggio.

martedì 19 aprile 2011

Massive Attack «Heligoland» [2010]



The 2 genres that acquired a full maturity in the 1990s were grunge and trip-hop. Luckily no one at Massive Attack suffered from suicidal tendencies and we can all enjoy Heligoland, their 5th studio album release.

Ok there are no epochal anthems like in Protection or Mezzanine, but the elements that made Del Naja & co. famous and appreciated worldwide are all there: refined sounds, whispering hypnotic vocals and heavy bass lines.

Continuity and experimentation go hand in hand in Massive Attack's - - - > Heligoland.

domenica 17 aprile 2011

The Barracudas «Drop Out» [1981]



The principle of heterogenesis of purpose is powerful and unpredictable. It refers to the unintentional consequences of intentional actions. Imagine a US mid-westerner who is concerned for the future of his offspring, votes Republican at the presidential elections on the base of that concern, only to elect G.W. Bush who will send his son to die in a bloody oil war. That's the scary side of it.

In my case, it helped me discover an awesome band. Last summer i was at a music festival in a small hilltop village. It was getting rather windy and kind of cold, and my 2-year old daughter was shivering in her pushchair. I had to do something. Then i bumped into a T-shirt stand run by a middle-age couple of frikkettoni, the Italian word for hippies and tree huggers.

I was immediately attracted by a striking purple T-shirt with a yellow print of a long fish and the words The Barracudas. It was love at first sight. The vendors complimented me for my choice (they were talking bout the music), and i wore the T-shirt straight away, covering my daughter with the long-sleeved shirt i had on until then.

As soon as i got the chance i googled the name of the band, to discover they are the epitome of the most laid back subgenre of rock and roll: surf punk. Gone the NO FUTURE attitude of the late seventies, surf punk is all about getting the most out of here and now. Summer Fun is the opening track of the album and the most famous hit of the band. I think that says it all.

Try and have some - - - > fun, no matter what you do.

Via http://best-keptsecrets.blogspot.com      

venerdì 15 aprile 2011

Elias and His Zig Zag Jive Flutes «Tom Hark» [1958]



"Tom Hark": dall'Inghilterra al Sudafrica e ritorno. Forse l'avete sentita negli anni '80 rifatta dai Piranhas o se siete più avanti con gli anni ve la ricorderete per aver invaso le chart musicali nel 1958 grazie agli 'Elias and His Zig Zag Jive Flutes', oppure se amate il calcio inglese vi suonerà familiare in quanto presa in prestito da diverse firm del calcio britannico per supportare la loro squadra. Dovunque l'abbiate ascoltata non fa differenza e se è la prima volta che la ascoltate cambia poco, perché non riuscirete più a togliervela dalla testa. Per la cronaca va ricordato che il giro largo di questa hit ebbe inizio nel 1927 grazie all'attore inglese Herbert Farjeon che aveva scritto una canzone dal titolo "I've danced with a man, who's danced with a girl, who's danced with the Prince of Wales".

Noi proviamo a ripercorrere la storia di questo motivetto che ci piace tanto (Tom Hark per l'appunto) partendo dall'Ep del 1958 con gli - - - > 'Elias and His Zig Zag Jive Flutes' < - - - passando al video extra anni '80 dei Piranhas e chiudendo con il coro da stadio che inneggia al Pelè bianco.

giovedì 14 aprile 2011

Louis Armstrong « Volume IV - Louis Armstrong And Earl Hines » [1927-1928 ]


Come Louis Armstrong inventò il Jazz, non più polifonie e improvvisazioni tematiche, ma soli basati sugli accordi, virtuosismi, interplay.

Siamo nel 1927 e nel 1928: per chi ha le orecchie che funzionano questo è uno dei primi dischi di JAZZ.

Sta - - - > QUI,  - - - > QUI e - - - > QUI
Password: sergingus  - (via http://www.musicadalpianetaterra.net)

mercoledì 13 aprile 2011

Babalot «Non Sei Più» [2011]


"What would you think if I sang out of tune, would you stand up and walk out on me?" once asked the famous drummer of a band previously quoted in this corner of cyberspace. If you didn't do it back then, you might as well give Babalot a chance, only to realize that it is, after all, a choice of style.

And stylish is what the new project of this Roman-based band actually is. Mr. Babalot and his friends of a lifetime are a nice bunch of straight sensitive guys, and their music reflects it. The cryptic lyrics include an interesting speculation on the fact that males should consider pissing standing up a privilege and not the norm, and hence should not abuse of the possibility. The music is played with an abundance of instruments and yet it's not clogged, with precious staccatos in 11/8.

Already too big to merit last.fm's coolest tag, their new release is distributed for free by - - - > Aiuola.

Leave a comment if you wanna book them for a night, they'll come for the booze plus travel expenses. (I'm serious).

lunedì 11 aprile 2011

Spoonbill «Zoomorphic» [2009]



Glitch, cut-up, downtempo, funky: in una sola parola "wonkadelic", quasi kitsch come la fabbrica di cioccolato. Così Spoonbill - al secolo Jim Moynihan - ama definire il suo sound. Morbido e allo stesso tempo rigido: suoni gonfi, chitarre country, trombe sordinate e glitch che si incastrano perfettamente (e in maniera quasi maniacale) riempiendo la linea temporale in ogni interstizio. Da ascoltare a testa dondolante ----> qui 

domenica 10 aprile 2011

Max Tannone «Mos Dub» [2010]


In his seminal essay Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, the esteemed philosopher and scientific stoner Walter Benjamin explained how technology liberated arts. The mere fact of being duplicable virtually to the infinite, got rid of the fastidious aura of uniqueness that every piece of art previously had, and that ultimately made it one of the tools of The Man. Reproducible art, on the contrary, belongs to the people.

New York-based DJ and producer Max Tannone, like other mashup artists, has taken this lesson to a further level. He makes new art by combining existing artifacts in a new, unique way. In his Mos Dub project the lyrics of rapper Mos Def are laid on a groovy soundscape of unmistakable reggae rhythms even non-rastafarians will recognise.

And being a true Benjaminian, Max delivers it for free, because that's what the people want. Check it out - - - > here,

sabato 9 aprile 2011

Il Grande Silenzio - di Sergio Corbucci, 1968


"Il Grande Silenzio" è uno spaghetti western imperdibile.

Basato su una vicenda realmente accaduta durante la storica bufera di neve che ha colpito il sud degli Stati Uniti durante l'inverno del 1899, il film si svolge in un paesaggio quasi irreale, immerso nella neve.

Il rigido inverno ha portato fame e privazioni nel piccolo villaggio di Snowhill, Utah. I più poveri iniziano a darsi a piccole ruberie per sopravvivere. Divenuti fuorilegge, sono costretti a nascondersi nelle montagne. Silenzio (Jean Louis Trintignant), è un velocissimo pistolero muto che ha deciso di difenderli da una banda di spietati Bounty Killers capeggiati dall'infame Loco (Klaus Kinski).

Impressionante la cura di ogni particolare da parte del regista Sergio Corbucci: ambientazioni, fotografia, dialoghi, personaggi, tutto si mescola alla perfezione per dipingere un cupo affresco di violenza e malvagità.

"Tutto secondo la legge."

Download (DivX, in Italiano) - - - - > QUI
Streaming (DivX, in Italiano) - - - - > QUI
Colonna Sonora di Ennio Morricone - - - - > QUI (via sleazylistening.blogspot.com)

venerdì 8 aprile 2011

The Fiery Furnaces «EP» [2005]


Teste di capra nel bancone dei formaggi, angeli con la barba e parate di pupazzi in cartapesta. Dentro Ep dei Fiery Furnaces ci trovate un po' di tutto, proprio come nell'incipit strambo di Tropical Iceland, la canzone più "catchy" di questo album. Un po' Frank Zappa, un po' Beatles, la famiglia Friedberger (il gruppo è composto da fratello e sorella) ci sa fare con accordi e arrangiamenti e riesce a frullare suoni sintetici, organi elettrici, backmasking e suoni a rovescio in una miscela dal piacevole retrogusto indie-pop. Anche se ascoltate senza impegno, vi ritroverete a fischiettare inconsapevolmente qualche motivetto sotto la doccia il giorno dopo. Non per niente Evergreen è considerata una delle 50 migliori canzoni dello scorso decennio...

Fischiettatela -----> qui

giovedì 7 aprile 2011

Sepultura «Chaos A.D.» [1993]

Nemo profeta in patria, and I ain't talking about Pixar's cute little crippled fish.



At one stage during the horrid 90s Sepultura were bigger in Europe and maybe USA than in their hometown Brazil. With Chaos A.D., their 5th album, they had already established more than a foot in the old world.

I personally selected Refuse/Resist in the jukebox (sic!) of a lousy bar in a god-forsaken seaside resort of Calabria, Italy. And i was no metal head.

Hard enough to be unquestionably metal, slow enough to be groovy, this album is a milestone for those who want to understand the forces behind globalization. And 48 minutes of - - -> pure hardcore.

mercoledì 6 aprile 2011

Reverend Peyton's Big Damn Band «The Wages» [2010]


Il trio del Reverendo Peyton viene dalle campagne infuocate di Brown County, Indiana. Suona un rozzo e ballabile blues-country che sarebbe piaciuto sia al vecchio zio Jesse di Hazzard che al punkabbestia che pascola i cani nell'asfalto sotto casa tua.
Dall'America profonda, quella delle pulsioni reazionarie e isolazioniste, il Reverendo porta i suoi cento chili e passa in giro per il mondo sbattendosene delle tradizioni e reinventando la storia dalla quale proviene. Hanno diviso il palco coi Pennywise, ma suonano l'asse da legno per lavare i panni. Una lezione di stile e ritmo al fulmicotone: fienili infiammati, grigliate sotto le stelle e gonne a quadrettoni.

Ascolta il sermone del reverendo ---> QUI

lunedì 4 aprile 2011

Chet Baker «The Incredible Chet Baker Plays and Sings» [1977]


Si parla sempre dei suoi eccessi e delle sue depravazioni (droga, carcere, donne), invece Chet viveva di musica, spargeva il verbo dell'arte bella e maledetta, un universo artificiale di bellezza. Il suo gusto melodico e la sua voce sono assoluti. Una voce fatta di niente che diventa tutto. Anche a Milano, nel 1977.

1 Autumn Leaves
2 Sad Walk
3 Highblown
4 Laura
5 Love Vibration
6 Whatever Possessed Me
7 I Waited for You

Chet Baker (trumpet and vocals) - Bruce Thomas (piano) - Jacques Pelzer (flute and soprano sax) - Gianni Basso (tenor sax) - Lucio Terzano (bass) - Giancarlo Pillot (drums) - Chet and Ruth Young (vocals in "Autumn Leaves" and "Whatever Possessed Me")

Recorded on March, 1977 at Cap Studio, Milan
Originally a Carosello Records edition - - - - > QUI

sabato 2 aprile 2011

Beirut «Gulag Orkestar» [2006]


Yankee kids are keen into questioning the meaning of life. Some go into the wild, some take a tour of Europe to discover the roots of a certain way of playing music, that we could somehow define gipsy-esque.

The latter was precisely the choice of Zachary Francis Condon, enfant prodige from Santa Fe New Mexico who came back from a trip to the Old Continent as a different man. The soundscape of the Balkans and the vivid images of his experience were forever to be part of him.

He then gathered the best musicians he knew and put up the band by the name Beirut, adding a pinch more of exoticism that never fails. Their debut album is the proof that the melting pot still has something to say to the world.

O rly? - - - > You tell me.

Via http://fourthstringthirdfret.blogspot.com

venerdì 1 aprile 2011

Morphine «Good» [1992]



Mark Sandman's trio started its post-blues experiment back in the early 90s with a minimal, quite unusual line-up (custom 2-string slide bass, saxophone and drums) and kinda strange lyrics. Take for instance, the words of «you speak my language»:

Everywhere I go no one understands me / They look at me when I talk to them
And they scratch their head / They go, "What's he trying to say?"

But you… you speak my language / But you… you speak my language / Yes!

Kabrula kaysay Brula Amal amala senda Kumahn Brendhaa! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda Kumahn Brendhaa! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda! / Kumahn Brendhaa! / Kumahn Brendhaa! / Brendhaaaaaaaaa! / Yeah!


...Aint' t that just brilliant?

What we're dealing with here is classic blues themes (love, gambling, death), treated with style and irony. The music sounds just as good: after the first two slow, jazzy numbers, a whirling groove kicks in, keepin' you high throughout the entire album. And then -believe me- you'll just want to play it all over again. Morphine's LP debut is sweet and dizzy, just like the scent of burning opium.

Less is more, and feels - - - - > Good

Sinead O' Connor «Throw Down Your Arms» [2005]



Having made the cheesiest video in the history of image in motion, good ole Sinead is condemned to be quoted forever for that song. Add that she tore the picture of Pope John Paul II, just after singing Bob Marley's War a cappella in a live interview, and you get an idea of  the sort of troubled artist she is.

In 2005 Sinead was back with a reggae cover album, full of classics and recorded at the Tuff Gong studios of Kingston Jamaica, nonetheless. The comparison between the Emerald Isle and the most famous Caribbean island holds quite well. Both are famous for being green, if you allow me explaining the joke.

Throw down your arms and - - - > come.

Via http://sanityisafulltimejob.blogspot.com

mercoledì 30 marzo 2011

The Modern Lovers «The Modern Lovers» [1976]



Tagged at the same time as proto-punk, punk, and post-punk, The Modern Lovers are fundamentally a typical US rock 'n' roll band of the 1970s. Catchy guitar riffs, a rhythm session that never misses a beat, and minimalist lyrics about love and life in the land of opportunities: this is the essential content of the band's first and only real album, released when they had already split up.

Some of its members were later to be part of seminal names such as The Cars and Talking Heads, while the founder and guitarist would end up further exploring his concept of new American folk music with different line-ups known as Jonathan Richman and the Modern Lovers.


Get yourself some - - - > modern love.

martedì 29 marzo 2011

Roots Manuva «Dub Come Save Me» [2002]




Mettiamola così: avete appena finito di ascoltare «Run Come Save Me» di Roots Manuva tutto d'un fiato (come è logico fare con un concept album) e ripartire da capo non vi basta. Vorreste qualcosa di più e vorreste che il piacere per le vostre orecchie durasse ancora a lungo.

Ecco quello che fa per voi: «Dub Come Save», versione rielaborata e corretta del secondo disco di Manuva  - che dopo quest "esperimento" ha fatto diventare un pratica abitale l'uscita di un secondo disco "dubbed"per ogni album pubblicato - secondo metriche e gusto dub. I suoni si fanno ancora più lunghi e dilatati, si raddoppiano e si moltiplicano (proprio come la sagoma di Manuva sulla copertina dell'album) tendendo verso l'infinito, il synth acido-liquido del riff di «Witness» stordisce ancora più piacevolmente passando da un canale all'altro.

Rispetto all'"originale" c'è qualche traccia in meno ma anche qualche novità, come il vocione di Chali2Na dei Jurassic 5 che ritorna ad accompagnare Roots in Revolution 5, oppure la track d'apertura «Man Fi Cool» che spinge prepontemente sul tasto repeat del vostro player.

Se volete andare verso l'infinito e oltre cliccate ------> qui

via Pinche Pelotas!

lunedì 28 marzo 2011

Feist «The Reminder» [2007]


Anyone who is asked to sing along with the puppets of Sesame Street must be a cool, relaxed person. In addition to that, Feist has an impressive voice, a classic gusto in the choice of her sounds, and is herself.a skilled guitarist you'd love to have at a bonfire.   

If that's important to you, she's pretty but not glamorous. And she's got irony, which makes her even more attractive.

Need a further reminder? Get it - - - > here.    
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...