Per comprendere il lavoro dei Suicide è necessario pensare al duo Vega/Rev come a una entità sciamanica, un medium tra noi tutti e lo spirito della città di New York.
Il rituale Suicide prende vita in una sporca traversa della metropoli. Arriva alla trance con la sintesi del principio attivo della forma-canzone pop: il chorus, proposto ossessivamente fino alla catatonia. Suicide diventa la voce olografica dello sprawl post-industriale, un poltergeist televisivo, la luce intermittente dei neon impazziti. Il medium Suicide consente la comunicazione con il regno dei morti e con gli antenati (Elvis Presley, i Velvet Undergound). Allo stesso tempo, la creatura Suicide incarna forze più selvagge e ancestrali; arriva per spaccare tutto, come King Kong fra i grattacieli.
Vega e Rev in una invettiva contro l'uomo bianco :)
L'album in questione, registrato subito dopo l'11 Settembre 2001, si aggira nella desolazione di Ground Zero giocando con le macerie. Il risultato è una creatura bastarda, che mescola ritmiche hip-hop ("Televised Executions", "Wrong Decisions"), sonorità elettro-vintage ("Child, It's A New World"), frenesie techno ("Swearin' To The Flag", "Death Machine"), funky al Ritalin ("I Don't Know") e sinistri scherzi industrial ("Disney, Dachau, Disco").
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(via http://bravojuju.blogspot.com)
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