giovedì 28 aprile 2011

X-Ray Spex «Germ Free Adolescents» [1978]

Non date retta alle etichette da supermercato: Patty Smith era una fricchettona che approfittò della rivoluzione punk. La vera voce femminile del movimento che annunciò la fine del futuro è stata Poly Styrene, cantante degli X-Ray Spex scomparsa lo scorso 25 aprile a soli 53 anni.
La band durò soli pochi anni (nel 1979 erà già tutto finito), ma ebbe tempo di confezionare la via femminile al punkrock nell'album manifesto «Germ Free Adolescents». Canzoni politicizzate, sghembe, melodiche e dissonanti, con la voce negra di Poly Styrene che dipinge un mondo distopico coaudivata da un sassofono sarcastico (una novità per il genere) e da una solida band.
Il mondo degli X-Ray Spex è il mondo asettico e di plastica, in cui le donne (e gli uomini) sono da carne da cannone per la guerra del mercato. Ma basta inforcare un bel paio di occhiali a raggi x per svelare l'inganno. Qui trovate l'edizione deluxe di quel disco. Con tanto di inediti e chicche nascoste nel baule.
Che la terra ti sia lìeve, regina di plastica.

Scarica il primo volume ---> QUI
Scarica il secondo volume ---> QUI

sabato 23 aprile 2011

Suicide «American Supreme» [2002]


Per comprendere il lavoro dei Suicide è necessario pensare al duo Vega/Rev come a una entità sciamanica, un medium tra noi tutti e lo spirito della città di New York.

Il rituale Suicide prende vita in una sporca traversa della metropoli. Arriva alla trance con la sintesi del principio attivo della forma-canzone pop: il chorus, proposto ossessivamente fino alla catatonia. Suicide diventa la voce olografica dello sprawl post-industriale, un poltergeist televisivo, la luce intermittente dei neon impazziti. Il medium Suicide consente la comunicazione con il regno dei morti e con gli antenati (Elvis Presley, i Velvet Undergound). Allo stesso tempo, la creatura Suicide incarna forze più selvagge e ancestrali; arriva per spaccare tutto, come King Kong fra i grattacieli.

 
Vega e Rev in una invettiva contro l'uomo bianco :)

L'album in questione, registrato subito dopo l'11 Settembre 2001, si aggira nella desolazione di Ground Zero giocando con le macerie. Il risultato è una creatura bastarda, che mescola ritmiche hip-hop ("Televised Executions", "Wrong Decisions"), sonorità elettro-vintage ("Child, It's A New World"), frenesie techno ("Swearin' To The Flag", "Death Machine"), funky al Ritalin ("I Don't Know") e sinistri scherzi industrial ("Disney, Dachau, Disco").

Si scarica - - - > QUI

(via http://bravojuju.blogspot.com)

giovedì 21 aprile 2011

Erik Satie «Trois Gymnopedies» [1890]


Monsieur Satie era così avant-garde che è morto di cirrosi epatica mezzo secolo prima dell'invenzione delle rock star. La sua musica è in qualche modo come un ottimo bianco. Non ti accorgi di bere e poi sei ubriaco.

Qui un piccolo - - - > assaggio.

martedì 19 aprile 2011

Massive Attack «Heligoland» [2010]



The 2 genres that acquired a full maturity in the 1990s were grunge and trip-hop. Luckily no one at Massive Attack suffered from suicidal tendencies and we can all enjoy Heligoland, their 5th studio album release.

Ok there are no epochal anthems like in Protection or Mezzanine, but the elements that made Del Naja & co. famous and appreciated worldwide are all there: refined sounds, whispering hypnotic vocals and heavy bass lines.

Continuity and experimentation go hand in hand in Massive Attack's - - - > Heligoland.

domenica 17 aprile 2011

The Barracudas «Drop Out» [1981]



The principle of heterogenesis of purpose is powerful and unpredictable. It refers to the unintentional consequences of intentional actions. Imagine a US mid-westerner who is concerned for the future of his offspring, votes Republican at the presidential elections on the base of that concern, only to elect G.W. Bush who will send his son to die in a bloody oil war. That's the scary side of it.

In my case, it helped me discover an awesome band. Last summer i was at a music festival in a small hilltop village. It was getting rather windy and kind of cold, and my 2-year old daughter was shivering in her pushchair. I had to do something. Then i bumped into a T-shirt stand run by a middle-age couple of frikkettoni, the Italian word for hippies and tree huggers.

I was immediately attracted by a striking purple T-shirt with a yellow print of a long fish and the words The Barracudas. It was love at first sight. The vendors complimented me for my choice (they were talking bout the music), and i wore the T-shirt straight away, covering my daughter with the long-sleeved shirt i had on until then.

As soon as i got the chance i googled the name of the band, to discover they are the epitome of the most laid back subgenre of rock and roll: surf punk. Gone the NO FUTURE attitude of the late seventies, surf punk is all about getting the most out of here and now. Summer Fun is the opening track of the album and the most famous hit of the band. I think that says it all.

Try and have some - - - > fun, no matter what you do.

Via http://best-keptsecrets.blogspot.com      

venerdì 15 aprile 2011

Elias and His Zig Zag Jive Flutes «Tom Hark» [1958]



"Tom Hark": dall'Inghilterra al Sudafrica e ritorno. Forse l'avete sentita negli anni '80 rifatta dai Piranhas o se siete più avanti con gli anni ve la ricorderete per aver invaso le chart musicali nel 1958 grazie agli 'Elias and His Zig Zag Jive Flutes', oppure se amate il calcio inglese vi suonerà familiare in quanto presa in prestito da diverse firm del calcio britannico per supportare la loro squadra. Dovunque l'abbiate ascoltata non fa differenza e se è la prima volta che la ascoltate cambia poco, perché non riuscirete più a togliervela dalla testa. Per la cronaca va ricordato che il giro largo di questa hit ebbe inizio nel 1927 grazie all'attore inglese Herbert Farjeon che aveva scritto una canzone dal titolo "I've danced with a man, who's danced with a girl, who's danced with the Prince of Wales".

Noi proviamo a ripercorrere la storia di questo motivetto che ci piace tanto (Tom Hark per l'appunto) partendo dall'Ep del 1958 con gli - - - > 'Elias and His Zig Zag Jive Flutes' < - - - passando al video extra anni '80 dei Piranhas e chiudendo con il coro da stadio che inneggia al Pelè bianco.

giovedì 14 aprile 2011

Louis Armstrong « Volume IV - Louis Armstrong And Earl Hines » [1927-1928 ]


Come Louis Armstrong inventò il Jazz, non più polifonie e improvvisazioni tematiche, ma soli basati sugli accordi, virtuosismi, interplay.

Siamo nel 1927 e nel 1928: per chi ha le orecchie che funzionano questo è uno dei primi dischi di JAZZ.

Sta - - - > QUI,  - - - > QUI e - - - > QUI
Password: sergingus  - (via http://www.musicadalpianetaterra.net)

mercoledì 13 aprile 2011

Babalot «Non Sei Più» [2011]


"What would you think if I sang out of tune, would you stand up and walk out on me?" once asked the famous drummer of a band previously quoted in this corner of cyberspace. If you didn't do it back then, you might as well give Babalot a chance, only to realize that it is, after all, a choice of style.

And stylish is what the new project of this Roman-based band actually is. Mr. Babalot and his friends of a lifetime are a nice bunch of straight sensitive guys, and their music reflects it. The cryptic lyrics include an interesting speculation on the fact that males should consider pissing standing up a privilege and not the norm, and hence should not abuse of the possibility. The music is played with an abundance of instruments and yet it's not clogged, with precious staccatos in 11/8.

Already too big to merit last.fm's coolest tag, their new release is distributed for free by - - - > Aiuola.

Leave a comment if you wanna book them for a night, they'll come for the booze plus travel expenses. (I'm serious).

lunedì 11 aprile 2011

Spoonbill «Zoomorphic» [2009]



Glitch, cut-up, downtempo, funky: in una sola parola "wonkadelic", quasi kitsch come la fabbrica di cioccolato. Così Spoonbill - al secolo Jim Moynihan - ama definire il suo sound. Morbido e allo stesso tempo rigido: suoni gonfi, chitarre country, trombe sordinate e glitch che si incastrano perfettamente (e in maniera quasi maniacale) riempiendo la linea temporale in ogni interstizio. Da ascoltare a testa dondolante ----> qui 

domenica 10 aprile 2011

Max Tannone «Mos Dub» [2010]


In his seminal essay Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, the esteemed philosopher and scientific stoner Walter Benjamin explained how technology liberated arts. The mere fact of being duplicable virtually to the infinite, got rid of the fastidious aura of uniqueness that every piece of art previously had, and that ultimately made it one of the tools of The Man. Reproducible art, on the contrary, belongs to the people.

New York-based DJ and producer Max Tannone, like other mashup artists, has taken this lesson to a further level. He makes new art by combining existing artifacts in a new, unique way. In his Mos Dub project the lyrics of rapper Mos Def are laid on a groovy soundscape of unmistakable reggae rhythms even non-rastafarians will recognise.

And being a true Benjaminian, Max delivers it for free, because that's what the people want. Check it out - - - > here,

sabato 9 aprile 2011

Il Grande Silenzio - di Sergio Corbucci, 1968


"Il Grande Silenzio" è uno spaghetti western imperdibile.

Basato su una vicenda realmente accaduta durante la storica bufera di neve che ha colpito il sud degli Stati Uniti durante l'inverno del 1899, il film si svolge in un paesaggio quasi irreale, immerso nella neve.

Il rigido inverno ha portato fame e privazioni nel piccolo villaggio di Snowhill, Utah. I più poveri iniziano a darsi a piccole ruberie per sopravvivere. Divenuti fuorilegge, sono costretti a nascondersi nelle montagne. Silenzio (Jean Louis Trintignant), è un velocissimo pistolero muto che ha deciso di difenderli da una banda di spietati Bounty Killers capeggiati dall'infame Loco (Klaus Kinski).

Impressionante la cura di ogni particolare da parte del regista Sergio Corbucci: ambientazioni, fotografia, dialoghi, personaggi, tutto si mescola alla perfezione per dipingere un cupo affresco di violenza e malvagità.

"Tutto secondo la legge."

Download (DivX, in Italiano) - - - - > QUI
Streaming (DivX, in Italiano) - - - - > QUI
Colonna Sonora di Ennio Morricone - - - - > QUI (via sleazylistening.blogspot.com)

venerdì 8 aprile 2011

The Fiery Furnaces «EP» [2005]


Teste di capra nel bancone dei formaggi, angeli con la barba e parate di pupazzi in cartapesta. Dentro Ep dei Fiery Furnaces ci trovate un po' di tutto, proprio come nell'incipit strambo di Tropical Iceland, la canzone più "catchy" di questo album. Un po' Frank Zappa, un po' Beatles, la famiglia Friedberger (il gruppo è composto da fratello e sorella) ci sa fare con accordi e arrangiamenti e riesce a frullare suoni sintetici, organi elettrici, backmasking e suoni a rovescio in una miscela dal piacevole retrogusto indie-pop. Anche se ascoltate senza impegno, vi ritroverete a fischiettare inconsapevolmente qualche motivetto sotto la doccia il giorno dopo. Non per niente Evergreen è considerata una delle 50 migliori canzoni dello scorso decennio...

Fischiettatela -----> qui

giovedì 7 aprile 2011

Sepultura «Chaos A.D.» [1993]

Nemo profeta in patria, and I ain't talking about Pixar's cute little crippled fish.



At one stage during the horrid 90s Sepultura were bigger in Europe and maybe USA than in their hometown Brazil. With Chaos A.D., their 5th album, they had already established more than a foot in the old world.

I personally selected Refuse/Resist in the jukebox (sic!) of a lousy bar in a god-forsaken seaside resort of Calabria, Italy. And i was no metal head.

Hard enough to be unquestionably metal, slow enough to be groovy, this album is a milestone for those who want to understand the forces behind globalization. And 48 minutes of - - -> pure hardcore.

mercoledì 6 aprile 2011

Reverend Peyton's Big Damn Band «The Wages» [2010]


Il trio del Reverendo Peyton viene dalle campagne infuocate di Brown County, Indiana. Suona un rozzo e ballabile blues-country che sarebbe piaciuto sia al vecchio zio Jesse di Hazzard che al punkabbestia che pascola i cani nell'asfalto sotto casa tua.
Dall'America profonda, quella delle pulsioni reazionarie e isolazioniste, il Reverendo porta i suoi cento chili e passa in giro per il mondo sbattendosene delle tradizioni e reinventando la storia dalla quale proviene. Hanno diviso il palco coi Pennywise, ma suonano l'asse da legno per lavare i panni. Una lezione di stile e ritmo al fulmicotone: fienili infiammati, grigliate sotto le stelle e gonne a quadrettoni.

Ascolta il sermone del reverendo ---> QUI

lunedì 4 aprile 2011

Chet Baker «The Incredible Chet Baker Plays and Sings» [1977]


Si parla sempre dei suoi eccessi e delle sue depravazioni (droga, carcere, donne), invece Chet viveva di musica, spargeva il verbo dell'arte bella e maledetta, un universo artificiale di bellezza. Il suo gusto melodico e la sua voce sono assoluti. Una voce fatta di niente che diventa tutto. Anche a Milano, nel 1977.

1 Autumn Leaves
2 Sad Walk
3 Highblown
4 Laura
5 Love Vibration
6 Whatever Possessed Me
7 I Waited for You

Chet Baker (trumpet and vocals) - Bruce Thomas (piano) - Jacques Pelzer (flute and soprano sax) - Gianni Basso (tenor sax) - Lucio Terzano (bass) - Giancarlo Pillot (drums) - Chet and Ruth Young (vocals in "Autumn Leaves" and "Whatever Possessed Me")

Recorded on March, 1977 at Cap Studio, Milan
Originally a Carosello Records edition - - - - > QUI

sabato 2 aprile 2011

Beirut «Gulag Orkestar» [2006]


Yankee kids are keen into questioning the meaning of life. Some go into the wild, some take a tour of Europe to discover the roots of a certain way of playing music, that we could somehow define gipsy-esque.

The latter was precisely the choice of Zachary Francis Condon, enfant prodige from Santa Fe New Mexico who came back from a trip to the Old Continent as a different man. The soundscape of the Balkans and the vivid images of his experience were forever to be part of him.

He then gathered the best musicians he knew and put up the band by the name Beirut, adding a pinch more of exoticism that never fails. Their debut album is the proof that the melting pot still has something to say to the world.

O rly? - - - > You tell me.

Via http://fourthstringthirdfret.blogspot.com

venerdì 1 aprile 2011

Morphine «Good» [1992]



Mark Sandman's trio started its post-blues experiment back in the early 90s with a minimal, quite unusual line-up (custom 2-string slide bass, saxophone and drums) and kinda strange lyrics. Take for instance, the words of «you speak my language»:

Everywhere I go no one understands me / They look at me when I talk to them
And they scratch their head / They go, "What's he trying to say?"

But you… you speak my language / But you… you speak my language / Yes!

Kabrula kaysay Brula Amal amala senda Kumahn Brendhaa! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda Kumahn Brendhaa! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda! / Kabrula kaysay Brula Amal amala senda! / Kumahn Brendhaa! / Kumahn Brendhaa! / Brendhaaaaaaaaa! / Yeah!


...Aint' t that just brilliant?

What we're dealing with here is classic blues themes (love, gambling, death), treated with style and irony. The music sounds just as good: after the first two slow, jazzy numbers, a whirling groove kicks in, keepin' you high throughout the entire album. And then -believe me- you'll just want to play it all over again. Morphine's LP debut is sweet and dizzy, just like the scent of burning opium.

Less is more, and feels - - - - > Good

Sinead O' Connor «Throw Down Your Arms» [2005]



Having made the cheesiest video in the history of image in motion, good ole Sinead is condemned to be quoted forever for that song. Add that she tore the picture of Pope John Paul II, just after singing Bob Marley's War a cappella in a live interview, and you get an idea of  the sort of troubled artist she is.

In 2005 Sinead was back with a reggae cover album, full of classics and recorded at the Tuff Gong studios of Kingston Jamaica, nonetheless. The comparison between the Emerald Isle and the most famous Caribbean island holds quite well. Both are famous for being green, if you allow me explaining the joke.

Throw down your arms and - - - > come.

Via http://sanityisafulltimejob.blogspot.com
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